venerdì 16 dicembre 2011

Escritura Colectiva.






Dos mil fragmentos de memoria.
Buenos Aires
Centro Cultural Chacra de Los Remedios
Parque Avellaneda
10 dic 2011

Il progetto Escritura Colectiva, sviluppato nell'ambito delle attività programmate dalla regione Umbria in collaborazione con il Centro Umbro di Buenos Aires per la conferenza continentale dei giovani umbri di America Latina, ha indagato il tema dell'identità e del senso di appartenza in un luogo che per la sua particolarità è divenuto un caso esemplare e unico. In tutta la capitale argentina il Parque Avellaneda rappresenta un esempio ideale per ciò che riguarda l'integrazione culturale praticata attraverso l'espressione artistica in tutte le sue forme. Nell'area urbana del parco vivono diverse comunità che negli anni, grazie al lavoro svolto da alcuni volontari e il coordinamento dell'ufficio governativo 'Circuito dos espacios culturales', hanno trovato in questo spazio una sorta di 'terra franca' all'interno della quale è stato possibile superare divisioni e conflitti grazie alla possibilità, data con pari diritto a ogni gruppo di 'vesinos', di potervi rappresentare ed esprimere danze popolari, teatro di strada, arte visiva e plastica, festival musicali, ecc.
Il parco in questi anni è divenuto a tutti gli effetti una sorta di museo a cielo aperto attivo e partecipato, capace di ospitare, a fianco di nomi illustri del panorama artistico porteño, una costante attività di programmazione animata da gruppi e collettivi, tutti appartenenti all' area urbana locale.
Nella riunione di valutazione del progetto fatta con il gruppo di coordinatori, Marcelo Buzzurro, Ana Luz, Laura Romano, si è precisata l'idea più generale di sperimentare una forma di scrittura collettiva che potesse raccontare, in virtu della sua natura singolare, i diversi valori alla base del forte legame di appartenenza capace di unire comunità etniche tanto diverse.
Il lavoro fatto in questa fase ha precisato quindi l'idea di un laboratorio che potesse svolgersi lungo una intera giornata, coinvolgendo i visitatori del parco e al tempo stesso gli ospiti della conferenza continentale dei giovani umbri che sarebbero arrivati da ogni parte dell'America Latina.
Il punto, in questo tipo di progetti, sta sempre nel determinare e porre sul medesimo piano, azione partecipativa e risultato visivo; due livelli di lettura che devono crearsi vicendevolmente ed essere immediatamente disponibili alla visione. In altre parole, il racconto del processo e del progredire dell'opera è in questo caso altrettanto importante dell'opera stessa. La presa di conoscenza e il 'possesso' di regole comuni di partecipazione e trasformazione di uno spazio 'artistico', determinano in tutti i partecipanti un livello superiore di consapevolezza circa il proprio spazio di azione e capacita espressiva.
L'azione in questo caso ha riguardato uno spazio ricavato all'interno di un edificio che è a tutti gli effetti il cuore delle attività del Centro Culturale. La Casona del Olivares. Una grande villa la cui costruzione risale ai primi anni del '900 e che oggi è adibita ad ospitare esposizioni e laboratori. In particolare il desiderio dei coordinatori era quello di creare un'installazione in una stanza precisa della casa, la sala cosiddetta della memoria.
L'obiettivo era trasformare questo spazio in un grande libro aperto, capace di modificarsi in continuazione ogni volta che fosse stato visitato, e di rigenerare la 'memoria' connessa all'identità del parco come ciclo evolutivo.
Qui abbiamo allestito una parete coperta interamente da pannelli modulari, dipinti con un colore caratteristico di questa architettura. Sulla nuova parete è stata creata poi una griglia regolare di chiodi di appendimento. Su questi, ogni partecipante ha appeso il proprio contributo al progetto: cinque parole chiave, riguardanti la propria identità, origine e memoria connesse allo stesso luogo di vita, scritte su un cartoncino di 13 x 13 cm, consegnato loro da un gruppo di ragazzi formati per l'occasione e dediti a spiegare le regole di partecipazione al progetto. .
Lungo tutta la giornata abbiamo avuto all'incirca 200 interventi, la parete si è via via completata ed è stato interessante notare come molti dei visitatori, una volta scritto e appeso il proprio cartoncino, si facessero ritrarre di fronte a questo e a tutta la parete, come se immediatamente quelle parole scritte fossero già esse stesse un nuovo 'luogo' identitario. La mappa testuale che si è costruita poteva essence letta come una strutturali sinottica, cercando parole da sinistral a destra, ma anche all'opposto, così come dal basso verso l'alto e viceversa. L'esistenza e quindi la scoperta di ricorrenze di una stessa parola, ha determinato una sorta di gioco di navigazione intra-testuale per mezzo del quale la dimensione individuale di ogni partecipante acquisiva consapevolezza di essere anche collettiva.
Abbiamo tutti scritto un unico racconto, obbligandoci a una regola di sintesi di fronte alla quale si è reso necessario un tempo di pensiero per non lasciare parole che ritenessimo importanti e salienti. Quel racconto non si è concluso in un giorno, quella parete continuerà a raccontare la narrazione che in quel luogo si determinerà attraverso un processo di accumulazione in continua mutazione.

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